Draussen
im Walde stand ein niedlicher, kleiner Tannenbaum.
Er hatte einen guten Platz, Sonne konnte
er bekommen, Luft war genug da, und ringsumher
wuchsen viel grössere Kameraden, sowohl
Tannen als Fichten. Aber dem kleinen Tannenbaum
schien nichts so wichtig wie das Wachsen;
er achtete nicht der warmen Sonne und der
frischen Luft, er kümmerte sich nicht
um die Bauernkinder, die da gingen und plauderten,
wenn sie herausgekommen waren, um Erdbeeren
und Himbeeren zu sammeln. Oft kamen sie
mit einem ganzen Topf voll oder hatten Erdbeeren
auf einen Strohhalm gezogen, dann setzten
sie sich neben den kleinen Tannenbaum und
sagten: ,,Wie niedlich klein ist der!"
Das mochte der Baum gar nicht hören.
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C’era una volta nel bosco un piccolo abete, che avrebbe dovuto essere molto contento della propria sorte: era bello, e in ottima posizione; aveva sole e aria quanta mai ne potesse desiderare, e amici più grandi di lui, pini ed abeti, che gli stavan d’attorno a tenergli compagnia. Ma egli non aveva che una smania sola: crescere. Non gli importava di sole caldo nè di aria fresca; nè si curava dei contadinelli che gli passavano dinanzi chiacchierando, quando venivano al bosco in cerca di fragole e di more. Spesso, quando ne avevano colto tutto un panierino, o quando avevan fatto una coroncina di fragole, infilate su di una paglia, venivano a sedere accanto al piccolo abete, e dicevano: "Com’è grazioso, così piccolino!" - Ma all’abete quel complimento poco garbava.
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